
C’è un momento silenzioso, spesso invisibile, in cui qualcosa cambia dentro un bambino o un adolescente. Non è quando riceve un premio, né quando vince una sfida. È prima. È quando si sente visto.
Molti bambini e adolescenti , soprattutto quelli che vivono situazioni di fragilità, non si sentono mai davvero visti. Non perché manchino adulti attorno a loro, ma perché quegli sguardi passano oltre, non si fermano. E a volte non per mancanza di volontà, ma perché non comprendono, non hanno gli strumenti. O perché sono solo troppo oberati dai problemi personali e dalle difficoltà quotidiane.
Sono bambini che imparano presto a farsi piccoli, a non disturbare, a non chiedere. diventano invisibili persino a se stessi!
Lo sguardo di Joy è una rivoluzione gentile. Non pesa, non misura, non giudica. Joy guarda con curiosità e rispetto, come se dicesse: “Ti vedo. Vedo quello che sei, ma anche quello che puoi diventare.”
È uno sguardo che accoglie la rabbia, la stanchezza, il silenzio. Che non si spaventa se qualcuno urla o si chiude. Che sa aspettare. Che dice: “Anche se nessuno ti ha visto prima, io ti vedo ora.”
Ogni bambino che incontra Joy si specchia in questo sguardo, e inizia a credere di poter essere qualcosa di diverso da ciò che ha sempre creduto. Non per diventare qualcun altro, ma per diventare pienamente se stesso.
Lo sport, a Joy, è importante – certo. È uno strumento potente perché mette in movimento il corpo e le emozioni insieme. Permette a molti bambini di sentirsi finalmente capaci, forti, riconosciuti. Ma non è obbligatorio saper giocare per far parte del gioco. Non per tutti lo sport è uno spazio che ti fa sentire a tuo agio col corpo…a volte è anche il contrario.
Ma l’educatore di Joy guarda davvero. Osserva senza giudicare. Aiuta il bambino a cercare – e trovare – la sua forma di espressione. In una corsa, in un laboratorio, in un disegno, magari nel modo in cui sa aiutare gli altri o rendersi simpatico. L’importante è che qualcuno lo veda, lo riconosca, lo accompagni.
Nel mondo di Joy, essere visti non significa essere messi sotto una lente. Significa essere riconosciuti. Significa sapere che c’è qualcuno che si accorge se oggi hai il passo più lento, o se il tuo silenzio pesa più del solito. Significa avere un testimone, un alleato.
Educare con lo sguardo è un atto politico e poetico. Richiede presenza, attenzione, delicatezza. È il contrario dell’indifferenza. È il contrario della fretta. È una scelta di campo.
Il modello educativo di Joy nasce da qui: dalla convinzione che ogni trasformazione profonda inizia da uno sguardo buono. Uno sguardo che non solo ti vede, ma ti fa vedere nuove possibilità. Uno sguardo che non solo osserva, ma accompagna.
E così, in quel piccolo miracolo quotidiano, Joy aiuta bambini e ragazzi a riappropriarsi della loro storia, del loro coraggio, della loro voce.
Ed è per tutto questo che un grande GRAZIE va sempre e soprattutto al magnifico TEAM di JOY che fa davvero la differenza perché sì: quando ti senti visto, davvero visto, è lì che inizi a trasformarti.
Roberta de Fabritiis – consiglio direttivo SSF







