Progetto pilota di Muay Thai
Milano – Giugno-Luglio 2013
Si è da poco concluso felicemente, il progetto pilota di Muay Tahi coordinata da Daniele De Cillis. Il primo progetto di Sport Senza Frontiere a Milano.
Gli sport da contatto rappresentano un importante strumento di riflessione su di sé e sulle relazioni, a partire dalla valenza metaforica che l’allenamento è in grado di produrre in quanto a situazioni impreviste e inconsuete, che attivano capacità di improvvisazione, reazione e riorganizzazione. In particolare la Muay Thai è parso un ottimo strumento per poter intervenire su alcuni ragazzi, al fine di aumentare i fattori di protezione, e di incidere sul loro benessere e sulla loro crescita.
Si è dunque deciso di impostare un progetto pilota di due mesi (7 incontri a cadenza settimanale da 1,5h), che ha permesso di valutare l’effettivo valore di questa “tesi”, su un gruppo di minori di età compresa tra gli 11 e i 17 anni circa (preadolescenti e adolescenti).
I destinatari I ragazzi già seguiti dalla cooperativa Farsi Prossimo, possedevano alcune delle caratteristiche ricorrenti tra le fasce più sensibili che abitano le periferie della città di Milano:
- forte apatia, scarsa assertività, assenza di protagonismo;
- incapacità di autostima e bassa considerazione di sé con conseguenti comportamenti di chiusura o violenza fisica e verbale;
- difficoltà di comunicazione e relazione con i pari e con gli adulti;
- difficoltà motorie, nervosismo, insonnia, obesità, uso e abuso di sostanze nocive;
- bassa predisposizione al lavoro cooperativo, allo sforzo comune, alla condivisione della fatica e al rispetto delle difficoltà e dei limiti altrui, etc.
Attraverso una promozione capillare sul territorio si è riusciti a costituire un gruppo che proveniva dalle seguenti agenzie territoriali:
- Centro di Aggregazione Giovanile “Progetto Poliedro” (sede dell’attività);
- Centro diurno Chora;
- Servizio di Assistenza Domiciliare Minori;
- Progetti di mediazione linguistico culturale e d’integrazione;
- Scuole Secondarie di primo grado;
- Oratorio.
Il primo incontro, in parte dimostrativo, ha visto la presenza di 29 ragazzi. Alcuni provenivano da famiglie italiane in difficoltà, anche economica; altri da famiglie di origine cinese che raramente hanno accesso a Servizi del territorio. Si è poi deciso di iscrivere 12 ragazzi, quelli che sono sembrati maggiormente interessati e determinati, rimandando ad un eventuale secondo corso gli altri.
Gli obiettivi prefissati
Di seguito gli obiettivi generali che ci si è posti all’inizio della sperimentazione:
- riflettere sul corpo come “strumento di comunicazione”;
- gestire l’aggressività;
- accrescere la consapevolezza relativa al proprio modo di vivere le relazioni;
- utilizzare l’allenamento per sperimentare metaforicamente la condizione di stress;
- sviluppare la capacità di riconoscere limiti e risorse delle proprie potenzialità;
- potenziare la capacità di distribuire le proprie energie;
- implementare la capacità di affrontare situazioni impreviste;
- sviluppare la cura del sé e l’autostima;
- valorizzare l’esperienza della fatica come occasione di crescita;
- imparare a esplorare e tradurre verbalmente i propri vissuti;
- stimolare il lavoro in gruppo e la collaborazione.
Verifica e valutazione degli obiettivi specifici
I trenta ragazzi presenti al primo incontro sono stati un grande successo, soprattutto tenendo presente il periodo dell’anno e la dimensione sperimentale, non collaudata, dell’iniziativa. Il numero di ragazzi presenti ai singoli incontri è in linea con quello di altri laboratori considerati “di successo”, soprattutto se si considera la tipologia di attività che ingaggia su un piano fisico e psicologico in maniera intensa.
Inoltre hanno costituito un importante successo anche:
- la riuscita collaborazione tra Sport Senza Frontiere Onlus e Farsi Prossimo Onlus, alla loro prima attività in partnership;
- il sostegno di un’importante azienda milanese che ha fornito gratuitamente il materiale necessario (LEONE).
- la presenza volontaria di alcuni atleti adulti appassionati della disciplina che si sono spesi e sperimentati nel rapporto con dei minori mettendo a disposizione il loro tempo;
- la presenza di un folto numero di ragazzi cinesi che ha permesso di comprendere quanto l’attività possa essere importante strumento in un’ottica d’integrazione, anche a causa di un vincolo diventato spesso una risorsa
- la non conoscenza di una lingua comune. In questo caso i gesti, il corpo e il movimento sono diventati interpreti di un comune desiderio d’impegno e divertimento.
Ancora una volta lo sport supera tutte le barriere!
Ora l’impegno è di portare avanti il progetto.
E quindi cercare fondi per continuare: vi terremo aggiornati!
Relazione di Fabio Moretto (educatore e istruttore di Muay Thai)