Le relazioni familiari al tempo del Covid
di Maria Luisa Iavarone
Membro del Comitato tecnico Scientifico di Sport Senza Frontiere. Professore ordinario presso l’Università Partenope di Napoli – Dipartimento di Scienze Motorie e del Benessere.
Quello che stiamo attraversando è un momento estremamente complesso, non solo per il rischio epidemiologico ma anche per lo stress psico-sociale che questa esperienza di isolamento sta comportando.
Siamo chiamati a vivere una condizione di straordinaria normalità in un tempo che nulla ha di ordinario. C’è da dire, però, che la ridotta mobilità e la limitazione delle libertà personali, a cui siamo sottoposti, se da un lato sono fonte di stress dall’altro ci restituiscono la possibilità di sperimentare maggiore empatia nei riguardi di chi questa ridotta mobilità la vive per forza e mi riferisco, per esempio, ai disabili o agli stessi reclusi in istituti di pena. Insomma, in ogni crisi c’è sempre un lato positivo che non va sottovalutato da cui apprendiamo qualcosa a cui non facevamo adeguatamente caso.
Questa esperienza ci sta complessivamente restituendo maggiore umanità, solidarietà, disponibilità a cooperare proprio perché i disastri, colpendo chiunque, sono per loro natura democratici e quindi azzerano differenze tra gruppi sociali insegnandoci ad essere più reciprocamente tolleranti ed umani.
Considerazioni, se volete, banali ma essenziali che ci devono aiutare a rintracciare, anche in questa avversità, una opportunità. Stare a lungo con i nostri cari, nelle nostre quattro mura, può essere una preziosa occasione per conoscerci e ri-conoscerci un po’ più da vicino, e mi riferisco soprattutto ai nostri figli, che spesso non frequentiamo abbastanza, protetti dall’alibi del tempo mai sufficiente a causa del lavoro.
Oggi il “tempo dilatato” va “aumentato” di senso che dobbiamo trovare in relazioni maggiormente di qualità. Dedichiamoci a queste anche attraverso i più semplici gesti di cura affettiva come seguire i bambini nei compiti, preparare insieme un dolce, risistemare gli armadi o il balcone e perché no, apparecchiare la tavola con i calici come se aspettassimo qualcuno anche se quel qualcuno siamo semplicemente noi stessi.
Piccole normali azioni di cura che spesso deleghiamo a persone che a pagamento le svolgono per noi. Forse l’hashtag di questi giorni dovrebbe essere:
#IoRestoACasaEFaccioDaMe