Con il laboratorio di teatro, creavo i miei sogni. Sognavo che tutte le cose prendevano vita. Sognavo altri mondi. (Alessandro 8 anni)
All’inizio pensavo che fosse solo una cosa per sfogarsi. Ma poi ho capito che c’era una cosa sotto. Era tipo psicologia con il movimento. Si provano cose nuove, si ballava, si pensava, ci si muoveva. C’erano anche i momenti si chiudevano gli occhi e si pensava alla vita. (Adriano 11 anni)
Abbiamo lavorato con tanta passione ed impegno e stiamo continuando a farlo. Il nostro infaticabile staff nonostante il caldo cittadino, continua ad offrire ai bambini dei Centri Estivi dei JOYPOINT laboratori ed attività importanti per il loro benessere psicofisico.
Con le attività dei laboratori ed integrati con questi, continuano anche i monitoraggi in collaborazione con l’Alta Scuola di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano e con il Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università di Roma Tre. “Stiamo seguendo un protocollo di interviste e questionari che ci hanno fornito le due Università partner, per capire quali sono i vissuti emotivi legati alla pandemia e quali sono le paure e le ansie che bambini e ragazzi si portano dietro – dice Alessia Mantovani, psicologa responsabile di Sport Senza Frontiere – stanno emergendo cose interessanti, per esempio a Milano dai laboratori emozionali sono venute fuori tanti vissuti legati al lockdown, soprattutto con l’esercizio legato ai colori. Un bambino ha detto che questo periodo è stato nero come lo schermo del computer di fronte al quale stava sempre la sua mamma. Un altro ha associato il lockdown al colore marrone come la porta della loro casa sempre chiusa. Un bambino all’azzurro come il pezzo di cielo che vedeva dalla sua stanza. C’è chi ha detto bianco, come le mascherine o rosso come le persone che sono morte. Una bimba ha detto che non voleva scegliere alcun colore perchè i colori sono tutti belli e invece questo periodo per lei era stato troppo brutto”.
La cosa che emerge in tutte le città è la felicità dei bambini di ritrovarsi e di stare finalmente con i propri simili.
“I feedback sono positivi da parte di tutti i centri Estivi e da parte di tutti i bambini che dicono che questi laboratori li aiutano a riflettere – dice Sara Di Michele psicologa di Sport Senza Frontiere e responsabile dei laboratori creativi ed emozionali dei JOYPOINT- secondo me quello che c’è di significativo nei JOYPONT è proprio l’invito alla RIFLESSIONE sull’esperienza del lockdown. E’ importante affinché i bambini e i ragazzi possano lasciarsi alle spalle la brutta esperienza, aiutarli a contattare il proprio vissuto emotivo ed ad esprimerlo. C’è bisogno di parlare, di tirare fuori la sofferenza e non solo di distrarsi e non pensarci più. I bambini vivono tutto con il corpo e con il movimento. Il lockdown ha significato per loro la perdita di contatto con il proprio corpo e con il movimento. Infatti ho notato che sui bambini di 4-5 anni il lockdown ha causato una regressione del linguaggio. Per questo all’inizio i bambini quando arrivavano ai Centri Estivi erano sfrenati, avevano bisogno di sfogarsi, mentre ora che è passato un mese, hanno trovato di nuovo un loro equilibrio nel giocare e nella relazione con l’altro. I bambini hanno considerato i Centri Estivi come un ritorno alla vita e mi hanno chiesto, nel caso la scuola non dovesse riaprire a Settembre, se possono tornare da noi ai JOYPOINT”.
I Centri Estivi JOYPOINT chiuderanno nella prima metà di Agosto, per riprendere, in alcune città a Settembre, prima del ritorno a scuola.
Grazie a IGT e Cisco per il sostegno.